Osservazioni al limite dell’omofobia sulla “mappa dell’odio omofobico” pubblicata dall’Espresso

il blog di Costanza Miriano

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Il Correttore di Bozze   Tempi.it

Essendo ormai unanimemente additato come omofobo (e non abbisognando neanche di apposita legge per meritare cotale appellativo), il Correttore di bozze può modestamente permettersi di saltare senza scrupoli gli usuali preamboli politicamente corretti per concludere direttamente che la “mappa dell’odio omofobico” dell’Europa pubblicata ieri dal sito dell’Espresso è una ciofeca che non sta né in cielo né in terra.

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Enrico Brizzi – La legge della giungla

untitledQuesta volta Enrico Brizzi racconta in un freschissimo volumetto la sua infanzia e soprattutto la sua lunga esperienza negli scout, partendo dall’asilo fino alla tardo-adolescenza, in un susseguirsi di aneddoti spassosissimi, personaggi buffi e non, avventure su piccola scala e ricordi divenuti ormai mitologia personale, navigando tra i suoi ricordi della Bologna degli anni ’70 e ’80, pervasa dalle passioni politiche e sportive. L’autore ci parla di quel piccolo esercito pacifico armato di valori, impegno e fantasia, mostrandoci quanto grande possa essere la sua forza educativa e formativa, in particolare nell’insegnare il rispetto dell’altro, la capacità di condividere ed il gusto di vivere con limpida intensità ogni momento. Una vera scuola di vita in grado di forgiare il carattere,  di far crescere bene e di elargire dignità ad ogni suo membro,  e soprattutto di fare tutto questo con gioia. Un mondo intero, un piccolo grande mondo vero  è svelato in queste belle pagine che paiono raccontate in confidenza, alla maniera di un padre con i propri figli  davanti ad un fuoco, accanto ad una tenda, in una meravigliosa nottata estiva. Dopo aver letto questo libro, mi ha reso contento pensare che esista ancora la possibilità per i ragazzi di fare un’esperienza del genere e forse ho anche invidiato chi può annoverare tra i propri ricordi il saluto del lupetto. Buona caccia a tutti!

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Petizione per fermare la legge contro l’omofobia

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Enrico Brizzi – L’arte di stare al mondo

51HxZ9S+WlL__AA160_Dopo la trilogia ideale edita da Laterza, composta da “La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco “, “La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco” e “La legge della giungla“, Brizzi continua il suo amarcord  questa volta esplorando come sono cambiate le abitudini alimentari dell’autore e degli italiani in questi ultimi quarant’anni. Un libro apparentemente spassoso e leggero ma che racchiude anche una bella analisi  di come sono cambiate le nostre abitudini e quindi di come noi siamo cambiati. La scrittura è scorrevolissima e dotata del solito caustico ed irresistibile  acume a cui Enrico ci ha abituato. Davvero esilaranti i racconti del ‘periodo scout’ e dei grandi pranzi in famiglia della ‘tradizione ortodossa bolognese’. Un tuffo nei ricordi che dimostra una volta di più quanto il cibo sia  ‘cultura’ tanto quanto lo siano la letteratura o la poesia.

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Philip K. Dick – Ubik

ubikImmaginate che la tecnologia trovi il modo di cristallizzare il momento della morte e quindi di mantenere in uno stato di semi-vita per lungo tempo un essere umano. Immaginate anche che attraverso alcune strumentazioni sia possibile parlare con tali persone semi-vive(o semi-morte) e avrete  un altro incubo del celebre Dick. Un incubo ovviamente d’autore. Come altri hanno già fatto notare, prima di Matrix, prima di Tron, prima dei registi come Nolan, c’era il visionario Dick , che anticipava gli interrogativi ed i paradossi della realtà virtuale. In questo libro  avvincente ed agghiacciante, seguendo le vicende di un gruppo di uomini dai poteri mentali straordinari, vi inoltrerete in un inestricabile groviglio di avvenimenti, colpi di scena e angoscia, in  una sorta di  ‘giallo-metafisico’ in cui la realtà non vi sembrerà più tanto concreta e certa e vedrete gli oggetti più comuni cambieranno aspetto.  Vi interrogherete poi sulla liceità di mettere in atto certe forzature sulla Vita e sulla facilità con cui l’uomo moderno crea mostruosità che lo fagocitano. E qualcosa mi dice che alla fine della lettura, purtroppo, non vi sentirete poi così lontani dall’assurdo mondo narrato dal folle genio di Philip.

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Andrea De Carlo – I veri nomi

Il romanzo narra la storia di Alberto e Raimondo, due giovani amici, in piena crisi esitenziale il cui leit-motiv è “cosa-debbo-fare-nella-vita”. Con un’ingegnosa truffa riusciranno a propinare al mondo una serie di interviste false ai grandi del rock che darà loro soldi e successo, ma una volta scoperto l’inganno, vagheranno per le strade del mondo, chi dall’Italia agli  USA, chi dagli USA all’Australia e viceversa.

Raimondo è un sognatore seriale, un abitatore di realtà parallele, per dirla come nel romanzo;  Alberto  è un poco più razionale del primo ma incapace di radicarsi in luoghi o situazioni; attraverso la  dualità di questi amici, Andrea De Carlo,  come nel suo classico ‘Due di due’, anche se in modo meno marcato, ci narra con acume delle persone, dei luoghi e delle situazioni di mezzo mondo, raccontando episodi a volte quasi comici, a volte drammatici, più spesso una mistura d’entrambi.  Ed alla fine di tutto sarà immancabile lo scontro frontale con il muro di cemento della realtà.

Forse non sarà uno tra i capolavori assoluti di questo autore, ma la scrittura scorre via ancora una volta come un fruscio d’aria e la capacità inimitabile di De Carlo di descrivere la realtà con puntigliosità, mantenendo un’estetica della parola leggera e veloce, è riuscita ancora una volta ad avvicermi.

Ho notato che ogni capitolo inizia con un nome di luogo o di oggetto o di persona e quel nome è il fulcro del capitolo; al di là del significato che i protagonisti della narrazione danno a questa espressione, non saranno forse questi i veri nomi? Tutti quei nomi che abbiamo incontrato sul nostro cammino e che, se opportunamente declinati ed accoppiati ai giusti verbi, possono descrivere le nostre vite.

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Otto Gabos – I camminatori

Questo ‘romanzo a fumetti‘ faceva inizialmente parte di una miniserie pubblicata alla fine degli anni ’90, edita dalla Kappa Edizioni ed intitolata Mondo Naïf. Successivamente la storia, ampliata e rimontata, è stata  ripubblicata in un volume a  stante. Vi si narrano le vicende di Amerigo,  giovane studente fuori sede a Bologna, e del suo gruppo di amici che si mettono sulle tracce di alcuni strani figuri che silenziosamente attraversano la città: i Camminatori.

Le piazze e le strade di Bologna, la sua vivace vita universitaria con i suoi alti e bassi,  i suoi amori, i suoi riti e quel momento in cui lo spirito si apre a vedere tutto il reale in un modo nuovo: tutto questo viene celebrato in questo avvincente (ed inquitante) fantasy urbano, introspettivo, onirico e geniale.

Mi ha colpito la sagacia con cui Otto Gabos, alias Mario Rivelli, descritto con le immagini i posti più belli della mia amata città, che divengono così luoghi dell’anima, ricordi di un tempo che non potrà mai morire; ma anche la sua capacità nel mostrare che dagli oggetti e dalle situazioni più comuni può scaturire l’inquietudine e forse anche la paura. Gabos ha racchiuso tutta la narrazione di  questo piccolo gioiello tra il sogno e l’incubo, come un filo teso tra questi due abissi, proprio come spesso accade per la nostra vita.

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Andrea Malabaila – Quelli di Goldrake

Il titolo la dice lunga: l’autore, praticamente mio coetaneo, racconta della mia generazione, quella cresciuta con Goldrake e Mazinga, dei ragazzi e delle ragazze che hanno vissuto quella che io chiamo la lunga adolescenza e che forse non ne sono mai usciti del tutto, sottoscritto compreso.

Malabaila, in questo suo romanzo d’esordio, ci racconta la sua personale iniziazione alla vita, raccontando della Torino anni ’90, degli strani incontri che vi si potevano fare e soprattutto della sua tenera, indimenticabile e terribile storia d’amore con la bella Stella che lascerà il segno.

La scrittura ricorda parecchio lo stile dell’Enrico Brizzi di Jack Frusciante è uscito del gruppo anche se spesso è più confusa. Mi è però piaciuto come l’autore sia riuscito ad evocare quella sorta di sistema di pensiero sub-culturale e di espressioni comprendenti cartoni animati giapponesi, giocatori di calcio, formula uno, programmi tv, successi cinematografici anni ’80: una sorta di poema post-moderno non scritto,  ma che è come trasfuso nel DNA di coloro che come me sono nati negli anni ’70 e che certamente ci contraddistingue in modo unico dalle generazioni precedenti e successive.

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Rudyard Kipling – Il libro della jungla

Ero molto curioso di leggere questo libro sia perchè è un acclamato classico, sia perchè è stato usato da Sir Baden-Powell come metafora per l’educazione dei piccoli scout. Devo dire che ciò che mi ha colpito di più sono state tout-court le storie di Mogwli, tutto il resto, favole di animali di sapore quasi esopico, sebbene ben scritte, non mi hanno detto più di tanto, per cui mi limiterò a discutere solo questo gruppo di racconti, dei quali trascrivo i titoli qui sotto:

I° libro

  • I Fratelli di Mogwli
  • La caccia di Kaa
  • “La Tigre!! La Tigre!!”

II° libro

  • Come venne la paura
  • L’invasione della giungla
  • L’Ankus del Re
  • I cani rossi
  • Corsa di primavera

Dimenticatevi le atmosfere comiche ed edulcorate del celebre cartone animato della Disney: la vera storia del famoso ragazzo-lupo è  dura, selvaggia e violenta come la giungla! Kipling esalta la grandezza dell’uomo, il cui sguardo non può essere sostenuto dalle belve, perchè ben conscie della loro intrinseca inferiorità, ma allo stesso tempo descrive compiaciuto la forza indomabile della natura e la sua severa (e implacabile) giustizia, che spazza via senza battere ciglio le bassezze, le ipocrisie e le crudeltà umane. La prosa è spesso cruda e con pochi ammiccamenti alla tenerezza, ma maestosa ed epica nel timbro. Questa non è una favola per bambini, come si potrebbe pensare, ma una interessante meditazione di Kipling sull’ Umanità: le stupide scimmie Bandar-log sono segno dell’inciviltà più profonda, prive come sono di memoria storica e di qualsiasi ordine, l’insaziabile brama di ricchezza dell’uomo ci viene presentata nel bellissimo ma amaro racconto ‘L’Ankus del Re’, mentre la meschinità umana ci viene mostrata quando si racconta del soggiorno di Mogwli presso il villaggio degli uomini, che per l’ invidia e la cupidigia di alcuni verrà cacciato, dopo che già era stato ingiustamente bandito dal branco dei lupi che era stato sobillato ad arte dalla malvagia tigre Shere-Kan. Alla fine di tutto, questo ragazzo-lupo mostrerà di aver compreso sia la legge della giungla, sia quella dei suoi simili, per cui diverrà un temuto signore nella giungla ed un guerriero forte e virile presso gli uomini, ma prima ancora di questo Mogwli diverrà signore di se stesso, terminando così la sua infanzia e facendo ritorno (o vero ingresso?) all’Umanità. Buona caccia a tutti!

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Barbara Frale – La lingua segreta degli dei

Conosco Barbara Frale come una storica seria e intelligente, particolarmente specializzata sulla storia dell’Ordine dei Templari e autrice di saggi molto interessanti. Un giorno ho avuto anche il piacere di  incontrarla di persona ad una conferenza. Immaginatevi dunque la mia sorpresa quando mi sono accorto che il suo primo romanzo pareva sulle prime un “Indiana Jones” all’italiana e che l’autrice mostrava la sua passione per l’egittologia finora sconosciuta ai più… Ma per fortuna mi sbagliavo della grossa! Con una prosa leggera, avvincente e anche spassosa la Frale ha scritto  un romanzo d’avventura ‘vecchio stile’ che, salvo pochi passaggi un poco lenti, mi  ha letteralmente inchiodato alla lettura.

Il protagonista, il giovane frivolo e cinico Alessandro Borghesi, ingegnere minerario fresco di laurea,  si troverà  suo malgrado coinvolto in qualcosa di immensamente più grande di lui. Da Roma al Cairo farà i suoi conti con intrighi internazionali, spie, manovre segrete del Vaticano, missioni archeologiche, nazisti, antico Egitto e misteri (verosimili)  dell’antichità. Tutti elementi sapientemente mescolati in un quadro molto realistico in quanto l’autrice ha attinto a documenti coevi, come riporta la nota storica alla fine del volume. Non pensate quindi a maledizioni-del-faraone, mummie assassine, scarabei piranha, morti viventi, maghi bimillenari redivivi: non c’è nulla di soprannaturale in questo romanzo, se non l’ennesima conferma che la realtà è sempre più grande della fantasia.

Niente a che vedere dunque con ‘codici’ alla Dan Brown: attraverso la forma del romanzo l’autrice ha voluto parlarci di un’epoca che ci riguarda, l’Italia e l’Europa sull’orlo della Seconda Guerra Mondiale, raccontandoci alcuni episodi poco noti della nostra storia; ha voluto inoltre rendere omaggio a molti grandi uomini realmente esistiti, che compaiono come personaggi nel suo racconto, in particolare i pionieri dell’archeologia moderna. Ancora una volta la Frale mi ha stupito: spero continuerà a scrivere ancora storie come questa.

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Alice Sturiale – Il libro di Alice

Alice Sturiale era una bambina inchiodata ad una carrozzina: la sua doveva essere una vita difficile e triste, ma non è stato così.
Alice scriveva poesie e racconti, semplici ma grandi.
Alice pensava più in grande, molto più della sua tenera età e pensava cose grandi e insegnava cose grandi, a tutti, con il suo sorriso.
Alice viveva meglio di molti che brancolano scontenti nel mondo: aveva fede in Dio e lo dimostrava tutti i giorni, nella scuola come nel tempo libero: faceva parte degli scout e con la sua attenzione proponeva idee e provvedimenti per migliorare nella sua città la vita delle persone con limitate possibilità motorie.
Nei suoi scritti c’è tutta la sua ardente voglia di vivere, tutta la sua simpatia ed intelligenza, tutta la sua delicata attenzione al mondo. Si trattava di un gigante racchiuso in un piccolo corpo.
Questo libro è una corsa semplice e bella nei prati della vita, un arcobaleno discreto, ma non timido, in un cielo terribilmente bigio come quello del nostro tempo, ma che ha ancora la Grazia di conoscere persone come Alice.
Lo consiglio a tutti con il cuore, specie alle persone che più faticano a sopravvivere nel grigiore di ogni giorno: leggendolo forse sapranno scorgere insperati raggi di sole.
Alice è volata via da noi nel febbraio del 1996 a dodici anni, dopo aver vissuto come pochi e ci ha lasciato il suo “arrivederci” in queste mirabili pagine. Come conclusione, trascrivo qui sotto una bellissima strofa di una sua poesia: ‘SE TU GUARDI IL SOLE IN ALTO BRILLERA’/BRILLERA’ SE OSSERVI CHE/ NEL MONDO C’E’ UN ALTRO MONDO DA AMARE.’
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Italo Calvino – Il Barone Rampante

Il giovane nobile del XVIII secolo, Cosimo Piovasco di Rondò sale sopra un  albero all’età di dodici anni contravvenendo all’ ordine del padre di degustare uno sgradevole piatto di lumache, preparato dalla sorella.

Da allora Cosimo vivrà sempre sugli alberi:  ogni cosa fatta sugli alberi, ogni avvenimento visto dagli alberi, ogni pensiero concepito sugli alberi. Un netto no ad ogni ideologia “inquadrante”, ad ogni libertà negata, ad ogni schema prefissato (a volte, a mio parere, anche troppo netto…)

 Un’eccellente lettura che ti prende a forza e ti getta nel mondo surreale che Italo sapeva evocare nei suoi scritti, con quel suo stile di scrittura leggero, imbevuto di un sottile e pungente umorismo. Un’altra opera che metto nell’olimpo dei classici contemporanei.

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Antoine de Saint-Exupéry – Il Piccolo Principe

L’essenziale è invisibile agli occhi”: ecco una delle tante bellissime affermazioni di questo bellissimo libro, che sembra una favola, ma non lo è, che sembra ingenuo, ma non lo è, che sembra un racconto per bambini, ma è molto di più. Un’autobiografia dell’autore, Antoine de Saint-Exupéry, tutta particolare, narrata attraverso le vicende di un piccolo bambino dalla sciarpa d’oro e dai capelli biondi, che vive sull’asteroide B612, dove si prende cura dell’unica rosa presente e dei suoi tre vulcani. Egli decide di partire alla volta di altri mondi, dove incontrerà gente molto strana: un re, un vanitoso, un’uomo d’affari, un ubriacone, un lampionaio,un geografo e, giunto sulla Terra, la volpe, che le insegnerà come addomesticarsi per essere amici e proprio Saint-Exupéry, che guardacaso cade con il suo biplano proprio nel deserto, dove stava in quel momento il bambino. Incontrerà anche un velenosissimo serpente… In tutti noi c’è un un Piccolo Principe più o meno nascosto, ma anche un re, un vanitoso, un’uomo d’affari, un ubriacone, un lampionaio, un geografo, che certo sono più manifesti, senza contare che dobbiamo spesso fare i conti con il veleno del serpente, ma se diamo retta al principino, che come Saint-Exupéry, arrossisce quando gli si fa una domanda, ma non demorde mai nel cercare una risposta, ed ogni mattino, toglie dal suo microscopico pianeta tutti i germogli di baobab, prima che divengano troppo grossi per essere rimossi, allora forse comincerà ad essere tutto diverso e forse capiremo anche che gli uomini “coltivano diecimila rose nello stesso giardino…e non trovano quello che cercano…[…] E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa…“.

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Rolando Dondarini – La tredicesima porta

Amo Bologna e amo la Storia, per cui non posso non amare questo romanzo che sa unire il rigore accademico dell’autore, un docente universitario di Didattica della Storia, ad una prosa leggera, elegante ed avvincente che ti cattura dalla prima all’ultima pagina. In questo libro si è come catapultati nella Bologna del XV secolo, quella dei Bentivoglio, seguendo le vicende di due spagnoli giunti in città per svelare un mistero: allora come adesso la città mostrerà le sue molteplici facce, la sua santità ed il suo peccato, la sua proverbiale bonarietà e la sua ferocia. Sembrerà di camminare per le strade, per le piazze, di entrare nelle chiese e nei palazzi. Parleranno i protagonisti di quel tempo e sembrerà di averli accanto: mostreranno che la realtà supera spesso la fantasia e che il cuore umano resta sempre lo stesso in ogni epoca. Un romanzo, certo, ma basato su fatti e documenti veri e che pertanto ti seduce con il fascino del Vero.

Non posso dunque che fare i miei complimenti all’autore, sperando che presto ci regali un’altra avventura nella Storia.

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Herman Hesse – Narciso e Boccadoro

In un medioevo dipinto da Hermann Hesse con toni fiabeschi, ma non irreali, si svolge la storia di due amici: Narciso e Boccadoro, entrambi posti in un monastero per la loro educazione. Il primo è un asceta devoto e rigoroso, il secondo è un grande artista dall’animo inquieto. Boccadoro fuggirà presto dal monastero e vagabonderà per il mondo, sperimentando il male e macchiandosene egli stesso, passando di passione in passione, di avventura in avventura, praticando l’arte della scultura e ricercando sempre il modo di rappresentare l’ Eva-madre dei viventi, il mistero grandissimo e impenetrabile che egli ricercherà fino alla fine, pur in mezzo ad una vita distorta dal male e dal peccato. Narciso, figura solenne e amorevole, seguirà dal suo distacco monastico dal mondo, la vita disordinata dell’amico con un affetto fraterno, ammirato dalla sua arte. Nella storia di questi due uomini si cela il dissidio tra la materia e la forma, tra l’Idea e la realtà, tra ciò che è spirito e ciò che non lo è: la drammatica ricerca di un dialogo e di un intesa che l’Uomo cerca da sempre.

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J. D. Salinger – Il giovane Holden

The catcher in the Rye” è l’intraducibile titolo di questo classico contemporaneo,  che da noi suonerebbe più o meno come “L’acchiappatore della segale”, dall’immagine che il protagonista, il giovane Holden Caulfield, si fa di un gruppo di bambini che giocano un campo di segale, nei pressi di un burrone e di colui che li acchiappa quando uno di questi cade. Holden viene cacciato, per l’ennesima volta, da un college e prende la via di casa, prima che la notizia arrivi ai suoi. Comincia così un viaggio nella società americana degli anni ’50, in una società che si stava velocemente ammalando di disumanità. Il giovane Holden si presenta come una denuncia, senza peli sulla lingua, di problemi destinati a peggiorare e, ahimè, a giungere fino a noi, attraverso gli occhi di un adolescente un po’ sbandato e acido, ma spassoso, vero prototipo di tutti i successivi Jack-Frusciante-usciti-dal-gruppo, che puntualmente ci ritroviamo in libreria o al cinema. I personaggi sono veramente interessanti: la “vecchia” Jane, la figlia del preside, non troppo bella ma vera, i compagni di college con la puzza sotto il naso, come Stradlater, la saggia sorellina Phoebe, che forse così bambina non è.

Letto ora, a più di sessant’anni dalla pubblicazione, pare una cupa profezia (avveratasi) della nostra contemporaneità: – Ma dove andranno mai a dormire le oche di Central Park la notte? -, chiede Holden in giro… riceverà una risposta?

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Italo Calvino – Il Cavaliere inesistente

Agilulfo è un cavaliere senza corpo, una semplice armatura bianca al servizio di Carlo Magno, che non trasgredisce mai alcun regolamento ed è affetto da una pignoleria estrema, verso sé stesso e tutti. Gurdulù è il suo scudiero: egli non sa di esistere e tende ad identificarsi con le cose che vede, Rambaldo, un giovane cavaliere, Bramante, una fiera donna guerriera e una provocante Priscilla sono gli altri personaggi di questo divertentissimo romanzo di Italo Calvino, che fa parte della cosiddetta trilogia de “Gli antenati“, con il “Barone rampante” e “Il Visconte dimezzato“. Il romanzo è un susseguirsi serrato e spassosissimo di avventure, in un medioevo scanzonato e fiabesco, parodia dei romanzi cavallereschi dei tempi andati, ma che nasconde in realtà una seria riflessione dell’autore sull’annientamento della persona nella civiltà moderna (un armatura dietro alla quale non c’è più nulla) ed una critica acuta a certe ideologie che propongono una “fusione col tutto” decisamente inumana, nell’episodio dei cavalieri del San Gral.

Raramente un libro mi ha divertito così tanto e considero Calvino un grande maestro di scrittura. Questo romanzo è per me tra i classici contemporanei intoccabili.

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Enrico Brizzi – Jack Frusciante è uscito dal gruppo

<<… in quei giorni il cielo di Bologna era espressivo come un blocco di ghisa sorda…>>, così recita una delle prime righe di uno dei romanzi che amo di più e così,  in un problematico chiaroscuro con non poche  gradazioni di grigio, vive la sua ‘tardoadolescenza’ l’ormai mitico protagonista: il ‘vecchio Alex’.  Ma quando  Adelaide, detta Aidi, compagna della classe accanto, irromperà nel suo cuore sbarbo e inquieto, allora tutto, ma proprio tutto cambierà; del resto, cosa fareste voi se incostraste una creatura che <<… Più che una ragazza gli pareva un intero disco di Battisti>?

Ma la soave Aidi dovrà partire per un anno di studi in America… Così mentre si avvicina questo grande “volo”, ogni giorno, Alex imparerà a scontrarsi e a reagire con una realtà spesso meschina ed ipocrita, con i suoi amici Hoge, Depression Tony ed Helios, immerso nella languida atmosfera del suo liceo a Bologna, masticando punk rock e nostalgia adolescenziale. Per lui, è necessario agire come il chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, Jack Frusciante (nella realtà John), che è uscito dalla sua band, occorre non lasciarsi annichilire in un gorgo di convenzioni e attacchi alla coscienza:<<…Il tutto sta nel dosare sentimento e stile, il tutto sta nel mettere insieme la rabbia estemporanea del punk e la più rigorosa impostazione jazzistica, per cominciare la più grande rivolta di tutti i tempi…>>, così afferma Alex nel suo “archivio magnetico”. Poi inforca la sua bici e vola in una Bologna che pare un sogno dalla sua Aidi che l’aspetta nella sua casa sui colli. Tra loro si instaura un tenero rapporto platonico, descritto ricordando l’ indimenticabile episodio della Volpe nel Piccolo Principe di Saint-Exupery. Incontra anche Martino, “idolo tossico” della sua scuola, con il quale stringe una forte amicizia, ma quest’ultimo sceglie il modo più sbagliato di uscire dal gruppo e si suicida, lasciando ad Alex l’amaro in bocca e la tristezza di non aver potuto impedire quell’errore. Poi arriva l’ultima prova: Aidi se ne va. E Alex ha posto ormai le fondamenta del suo cuore adulto.

Molto avrei da discutere su questo romanzo, sebbene sia tra i miei libri preferiti in assoluto, perchè io e l’autore la pensiamo decisamente in modo diverso e di certo il suo scetticismo non combacia con il mio ottimismo moderato, tuttavia certe prese di coscienza di Brizzi, le condivido, seppur con le dovute cautele, come questa :<<…La gente non capisce, e non è nemmeno che facciano apposta: proprio non ci arrivano e basta…>>;  lo stile tutto suo della narrazione, un po’ Salinger, un po’ Andrea de Carlo, un po’ Tondelli (radici che Brizzi non ha mai nascosto) riesce ad incollarmi alla lettura. Se poi vogliamo sorvolare sull’uso massiccio di parole “colorite”, quel suo sapore di “favola metropolitana”, raccontata con una maestria unica, riesce ancora ad affascinarmi. Certamente, come molti affermano, Brizzi ha svolto un bello spaccato della “tardo -adolescenza” di una parte della mia generazione (’74-’75), ma si badi bene, di una parte soltanto. Indubbiamente, vi saranno  molti che si ricorderanno di quel periodo così strano, leggendo Jack Frusciante: le fughe da scuola, gli amori, le interrogazioni da panico, le serate spensierate, etc. Soprattutto chi ha vissuto la bella Bologna degli anni ’90.

Questo racconto nasce come un romanzo adolescenziale e tale resta, ma nel suo genere, per ora, lo ritengo insuperato.

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J.R.R. Tolkien – Il Signore degli Anelli

Frodo, un hobbit, un ometto di un popolo imbelle, è chiamato ad una missione terribile ed impossibile: gettare l’anello del male, che racchiude un immenso e nefasto potere, nella Voragine del Fato e distruggerlo così per sempre. Un gruppo di valorosi compagni gli si affiancherà, tra cui l’ ineffabile stregone Gandalf, l’eroico e misterioso Aragorn e gli amici del villaggio Sam, Merry e Pipino. Il male, incarnato in Sauron, un malvagio spirito dell’antichità, si scaglierà contro di lui in mille modi e lo colpirà non solo nel corpo, ma anche nello spirito, nell’intento di strappargli l’anello e iniziare un’epoca dominata dalle tenebre. Chi ormai non conosce o almeno non ha mai sentito parlare di questo  mondo fantastico, di questo  gruppo di eroi indimenticabili?  E’ impossibile riuscire a riassumere la colossale e precisissima costruzione del fantastico mondo della “Terra di Mezzo” che Tolkien, professore di letteratura inglese, ci ha donato: solo la lettura integrale del romanzo può svelarne la magnificenza. Questo post rappresenta solo un omaggio a quest’opera mirabile del secolo scorso: si può commentare la Commedia di Dante o l’Iliade o l’Odissea in poche righe? Evidentemente no! Tantomeno il grandioso poema in prosa che è Il Signore degli Anelli.

Leggendo questa trilogia  si sprofonda in una storia avvincente, che è in realtà una profonda fiaba morale:  Tolkien grazie al suo genio, ci presenta come è stato già detto, la realtà in trasparenza: il problema del male, i dissidi dell’animo umano, le sue grandi debolezze,  ma anche la sua forza. Ognuno di noi porta il peso del male nel cuore, chi più chi meno, ognuno di noi è ferito e tutti  devono combattere la grande lotta contro un nemico spaventoso, ma allo stesso tempo molto seducente. Proprio l’infausta tentazione della resa, resterà sempre per ciascuno di noi l’insidia più grande.

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